La classica definizione di contratto delineata da Berne è: esplicito impegno bilaterale per un corso di azione definito» (Berne, 1986, 263).

La metodologia di intervento dell’AT si fonda sulla contrattualità: la relazione terapeutica è basata su un accordo tra terapeuta e cliente, i quali hanno una responsabilità congiunta nel lavorare per raggiungere gli obiettivi condivisi della terapia definiti in modo chiaro e specifico.

La formulazione del contratto è un passaggio imprescindibile del processo terapeutico: «fare il contratto è il primo gradino indispensabile dell’Analisi Transazionale» (Steiner, 1999, 243).

Attraverso di esso «il paziente viene quindi responsabilizzato dall’inizio a porsi come controparte attiva di un professionista il cui compito non è quello di risolvere i problemi del paziente, bensì quello di aiutare a comprendere come finora si è bloccato dal risolverli da solo» (Novellino, 49, 1998).

Novellino (1998) differenzia il contratto a seconda che esso si riferisca al contenuto o al processo. Il contratto relativo al contenuto è l’accordo esistente tra terapeuta e cliente rispetto all’obbiettivo della terapia e quindi, individuare la situazione attuale e quella desiderata, definendo il problema e le mete.

Il contratto inteso come processo si riferisce al rapporto che si crea tra terapeuta e cliente e la possibilità di porre a verifica questa relazione, identificando man a mano le loro reciproche posizioni.

La crescita della persona in terapia significherà l’abbandono delle sue vecchie modalità di relazione con il terapeuta, caratterizzate da aspettative magiche e di ricerca di sostegno esterno, in favore dell’instaurarsi, al suo posto, di un nuovo tipo di relazione che comprenda il terapeuta non più come il fautore di “magie” ma come una persona, con il passaggio del cliente dall’etero all’auto-sostegno.

Steiner (1999) individua quattro requisiti fondamentali a cui i due contraenti devono concorrere al fine di conferirgli validità:

  • Mutuo consenso che viene raggiunto da cliente e terapeuta mediante una trattativa in cui entrambe le parti hanno pari voce in capitolo.
  • Considerazione valida che implica il valido riconoscimento dell’altro; essa dipende maggiormente dalla soddisfazione professionale (del terapeuta), personale (del cliente), ed economica (di entrambi, seppur per motivi diversi).
  • Competenza da parte di entrambi i soggetti in relazione relativamente alle abilità professionali (del terapeuta) e alle risorse da investire in un lavoro che mira al cambiamento (del il cliente).
  • Oggetto legale che richiama la legalità dell’obbiettivo affinché esso sia conforme ai principi etici e al Codice Deontologico in vigore.

È interessante aggiungere a questo, quali, secondo i Gouldings (1983, 73-94), sono da ritenersi contratti inaccettabili:

  • Contratti Genitoriali, basati sul “dovrei”.
  • Contratti nei quali l’aspettativa è di cambiare qualcun altro.
  • Contratti che sottendono un livello ulteriore e quindi un gioco.Un contratto adeguatamente formulato mi consente con M. di comprendere ed esplicitare i suoi bisogni nello stabilire una dimensione comune, punto questo di partenzaBerne (1986, 22-25) distingue nel contratto la presenza di tre livelli:
    • Livello amministrativo che chiarisce la relazione che intercorre con la dimensione organizzativo-istituzionale nella quale opera il terapeuta: esigenze pratiche sostanzialmente legate al setting.
    • Livello professionale che chiarisce i limiti e le opportunità dell’intervento terapeutico.
    • Livello psicologico ovvero, la dimensione ulterior
    • e in cui il cliente cercherà di manipolare il terapeuta nell’assunzione di quei ruoli di copione che nelle sue fantasie inconsce infantili porterebbero la relazione terapeutica a sostituire quelle arcaiche vissute come insufficienti.

    I contratti di terapia, possono essere inoltre distinti alla luce di una “classica” categorizzazione:

    • Contratti soffici e duri, in cui nel primo, l’obbiettivo è cognitivo e va nella comprensione di un determinato aspetto della persona mentre, nel secondo, l’obbiettivo è
    •  un cambiamento comportamentale verificabile (Holloway, 1977).
    • Contratti di controllo sociale, ovvero, accordi tesi a risolvere un problema relativo ad un’area specifica mediante un recupero dell’energizzazione dell’A e contratti di autonomia con il recupero delle capacità generali di consapevolezza, spontaneità ed intimità nella costruzione di un Adulto integrato e quindi libero dal copione.
    • Contratti di chiusura delle vie d’uscita dal copione (Goulding, 1979; Holloway 1977) tese ad evitare che il paziente intraprenda delle soluzioni drammatiche di fuoriuscita dal copione (suicidio, omicidio, follia).
    • Contratti a tre mani nei quali viene esplicitato l’impegno di una terza parte.

    Il contratto di controllo sociale è quello prevalentemente utilizzato all’interno del

    •  CePi vista la brevità dell’intervento terapeutico. Nella mio lavoro clinico con M., procedo secondo il modello a cinque fasi proposto da Holloway e Holloway (1973).
       Negoziazione, in cui vengono stabilite le aree di lavoro.
    • Specificazione, in cui vengono identificati i criteri comportamentali con cui verificare la guarigione.
    • Elaborazione, in cui si attiva il lavoro verso l’obbiettivo contrattuale.
    • Completamento, in cui vengono prese nuove decisioni.
    • Conferma, per cui il cliente stabilisce una nuova rete relazionale.
Bibliografia
BERNE E. (1986), Principi di terapia di gruppo, Astrolabio, Roma, 2a ed.
GOULDING M.M. – R.L. GOULDING (1983), Il cambiamento di vita nella terapia della ridecisione, Astrolabio, Roma, 2a ed.

HOLLOWAY W.H. (1979), Transactional Analysis. An Integrative View, in BARNES, G. (1977), Transactional Analysis after Eric Berne, New York, Harper & Row, trad. it. Analisi Transazionale: un punto di vista integrativo in SCILLIGO, P. – M.S. BARRECA, M.S. (1981), Gestalt e Analisi Transazionale, Roma, LAS.
NOVELLINO M. (1987), Redecision analysis of transference: the uncounscious dimension in «Transactional Analysis Journal» 17 1, 271-276.
STEINER C.M. (1999), Copioni di vita, La Vita Felice, Milano.